La domanda più importante alla quale noi studenti siamo chiamati a rispondere è “Che farai dopo gli esami?”. Il problema è che, spesso e volentieri, la risposta che daremo a questa domanda influenzerà la nostra vita in modo irreversibile quindi è importante essere sicuri della risposta data.
Ciao, io mi chiamo Stefano Stirpe, attualmente sono al quinto anno del scientifico scienze applicate e oggi voglio raccontarvi come sono arrivato a rispondere a questa domanda.Innanzitutto c’è da dire che io scelsi lo scientifico perché ero sicuro che, da grande, avrei studiato scienze naturali.
Durante il terzo anno la mia visione è cambiata, cioè mi piaceva ancora scienze ma mi sono reso conto che non mi sarebbe piaciuto intraprendere quel percorso di studi. Comunque ero tranquillo, in fondo pensavo che con il tempo le cose si sarebbero chiarite. Nel quarto anno iniziai a valutare l’idea di fare architettura, in quanto, fin dalle primissime tavole di disegno tecnico che feci alle medie, sono sempre stato portato per il disegno tecnico e a pensarci bene non mi disturbava passare ore e ore su un foglio per finire una tavola. Infatti proprio nello stesso periodo ho iniziato a pensare che l’università andava vissuta con tranquillità e architettura mi sembrava la scelta migliore, per me, sotto quel punto di vista.
Il mio pensiero si modificò ancora quando ci fu la quarantena. Infatti, dal punto di vista della mia crescita personale, quel periodo fu estremamente importante per me. Mi resi conto che fare tavole non mi pesava ma non mi portava ad una soddisfazione più profonda del “ho finito il lavoro e mi è venuto bene”. In quel momento iniziai a sentire il peso della domanda “Che farai dopo gli esami?” e sentivo che le mie risposte non erano accurate. Iniziai a pensare che forse andava bene così, che non era un problema e così smisi di pensarci fino ad un giorno in cui vidi un video di un tizio che, utilizzando dei software di grafica e di modellizzazione 3D faceva illustrazioni e cose varie. Ne rimasi immediatamente affascinato e per i successivi tre giorni continuai a vedere video del genere su YouTube. Dato che in quel periodo avevo tempo iniziai pensare che mi sarebbe piaciuto provare a fare qualcosa di simile. Cosi iniziai a disegnare e a studiare vari stili di disegno. Ero molto soddisfatto dei risultati e dopo un po’ il disegno divenne un mio hobby ma ancora non mi bastava, io volevo usare i software di grafica. Cosi comprai una tavoletta grafica da ottanta euro consigliata per iniziare, la Wacom Intuos Small, e scaricai un programma gratuito ma molto buono a mio giudizio, Krita. Mi ricordo che per imparare ad usare la tavoletta grafica in maniera “decente” ci impiegai buona parte dell’estate e anche qualcosina in più, era come se tutto insieme mi fossi scordato come tenere in mano una penna. Ciò era dovuto al fatto che la tavoletta non aveva lo schermo, ma andare a spendere subito più di trecento euro, minimo, per una con lo schermo mi sembrava un azzardo. Comunque ci feci l’abitudine e quando, dopo mesi passati ad esercitarmi e a studiare il programma, finii il mio primo disegno ero più che soddisfatto, mi sentii vivo.
Dopo tutto ciò iniziai ad informarmi per studiare architettura alla Sapienza, ma non mi sentivo soddisfatto quando pensavo che avrei passato gran parte del mio tempo a fare progetti e a studiare per diventare architetto togliendo tempo al disegno digitale, il quale, per me, a livello di importanza, aveva raggiunto il Basket.
Cosi iniziai ad informarmi sulle figure professionali che lavorano con la grafica, i Graphic Designer, e scoprii che esistevano dei corsi, ma scoprii anche che, nella sede di architettura della Sapienza si può studiare per diventare Graphic Designer laureandosi alla facoltà di Design e poi iscrivendosi alla magistrale di Design Multimediale.
Quindi alla domanda “Che farai dopo gli esami?” io rispondo “studierò design per diventare un Graphic Designer”. Certo non so ancora in che ambito specializzarmi ma per il momento è una risposta più che sufficiente.
A questo punto mi potresti dire: Ok Stefano, la storiella che hai raccontato è carina, ma io come posso rispondere? Beh non lo so, io ti posso suggerire di provare come ho fatto io, ovvero di restare curioso e di approfondire i tuoi interessi in modo che quando troverai qualcosa che davvero ti interesserà, potrai cercare di capire come si potrebbe applicare nel mondo del lavoro.
Stefano Stirpe 6/01/2021
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